Angelo Farnese muore assistito dal fratello Alessandro


   Nulla può la virtù, né l’arme o l’amore, ‘che quando morte chiama seco ogni lotta vien cosa vana, ed ogni accorgimento delle umane rede qui conserva solo il giglio, che nella vita, come un carico di doni, l’uomo morto si concede.
 


"Questo antico castel che aerio siede Su vulcanico scoglio, e a l'onda in seno
Bella ninfa del lago immerge il piede
E leva alta la fronte al sol sereno,
In loro retaggio le ducali rede
De la gente Farnesia allor l'avieno
Quando il secondo Pio scosse la soma
Di gravi cure a lor venia da Roma..."
 

(Da una descrizione di Capodimonte risalente al 1453)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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