Orsino ORSINI si tranquillizza e invece della moglie chiede al Papa
quattrini per le sue truppe

Orsino: «Ho ben compreso gli intendimenti del Papa, egli anela la presenza della mia madonna a Roma sopra ogni altra cosa, ma se crede di piegarmi a suo piacimento tuonerò tutto il furore e l'arme di cui sono capaci gli Orsini. Lo giuro sulle mie brache!».

Mons. Gacèt: «Nobile Orsino, lasciate ch'io pronunci una parola. Quando le ire abbandoneranno sua Signoria, i rimedi focosi sembreranno inutili, e con essi pure i mali acquisteranno altro colore, più tenue, poiché il peggio sarà cosa dimenticata e tutto v'apparirà meno inclemente e definitivo meno ancora».

Orsino: «Un marito cornuto null'altro è che una beffa, un deforme, un animale, uno storpio da cui guardarsi. Neppure le vostre parole bastano a soccorrere il mio strazio. Oh, potesse il mio letto di nozze tornare ad essere l'immacolato talamo della mia bella sposa e non l'immondo polluto giaciglio di una concubina assente ai suoi doveri coniugali!».

Gacèt: «Se è così allora Roma è piena d'animali che s'adoperano d'arte, di politica e mestieri. Decidete fra voi s'ella debba raggiungervi o partire per Roma».

Orsino: «E sia! La devozione di costui alla sua bellezza è per me motivo di orgoglio e di risentimento a un tempo, farò in modo che acconsentirà al mio volere, è il privilegio della bellezza stessa, condurre un papa a razzolare come un gallo in un pollaio, il Borgia non mi negherà certo denari per le mie truppe... Otterrò i suoi favori o subirà il mio diniego!».

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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