Finalmente, partenza per Roma

Dopo i preparativi Julia e Adriana Mila, per volere del Papa e tacitato Orsino grazie ai denari pontifici, partono con carrozza tirata da quattro cavalli con tanto di stemma gigliato dei Farnese, alla volta di Viterbo per Roma. C’è anche la sorella di Julia, Girolama, oltre a trenta cavalleggeri, in verità buoni più per spaventare marmaglia e briganti che per operare una vera scorta.
Durante l’andirivieni di anatemi e missive infuocate, Carlo VIII, re di Francia, stava raggiungendo le terre pontificie apprestandosi all’invasione della penisola, con l’intento di farsi nominare dal Papa re di Napoli, per spodestare l’usurpatore Alfonso II che occupava indebitamente i possedimenti spettanti per discendenza agli Angioini. In questa impresa il francese era sostenuto dal cardinale Giuliano Della Rovere (il futuro Giulio II), da Ludovico il Moro (signore di Milano), da Ercole d’Este di Ferrara e addirittura dal celebre monaco Girolamo Savonarola, dichiaratamente avverso alle scelleratezze del pontificato. Il re si prefiggeva, dopo aver “liberato” Napoli, di muovere contro i turchi annettendosi Gerusalemme, tutto, come nel costume dei condottieri del tempo, in nome del credo religioso.
Nonostante l’attenzione e il controllo che il potere del papato esercitava con i suoi, direttamente o indirettamente, su gran parte dei territori italiani, il “re Petito”, così chiamato perché piccolo di statura, aveva spinto le sue avanguardie a ridosso dello stato pontificio.

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